mercoledì 10 novembre 2010

La dignità delle persone, di Arianna Milone

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” L’Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo esprime il centro, il nucleo fondamentale del nostro essere cittadini, a partire dalla consapevolezza di essere uomini. L’affermazione dell’uguaglianza e della libertà di tutti è presupposto fondamentale della democrazia, e prima ancora, della solidarietà tra gli uomini. Questo tema, tra gli altri, è stato al centro del convegno che si è tenuto mercoledì 3 novembre 2010 presso i Padri della Pace a Brescia, organizzato dalla Cooperativa Cattolico-Democratica di Cultura. Un’interessante occasione per riflettere su problemi che riguardano da vicino ciascuno di noi. Sono intervenuti Mons. Agostino Marchetto, già segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti, autore del libro intervista Chiesa e migranti. La mia battaglia per una sola famiglia umana (La Scuola 2010) e Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati e autrice del libro Tutti indietro (Rizzoli 2010). Il titolo dell’incontro “Respingimenti: Naufragio dei diritti” utilizza tre termini particolarmente significativi. Il primo, “respingimenti”, ben si inserisce nel discorso politico odierno, che utilizza spesso la parola “sicurezza”, di importanza sempre maggiore negli ultimi anni e assunta come strumento di consenso e di propaganda. Il termine “naufragio”, lungi dall’essere una semplice metafora, apre davanti agli occhi le immagini drammatiche che documentano la realtà dell’immigrazione e, appunto, dei “respingimenti”, questa volta non più dal punto di vista del discorso politico, ma da quello dell’esperienza di uomini donne e bambini, costretti a fuggire dal loro Paese e a cercarne un altro. Persone, che in quanto tali portano in sé, sempre e comunque, “libertà e diritti”; eppure la loro presenza è sentita, oggi più che mai nel nostro Paese, come una “minaccia per la sicurezza” più che come un’opportunità.
Emerge con grande forza dalle parole di Laura Boldrini la necessità di affermare l’importanza dell’integrazione, dell’accoglienza dello “straniero”, per mettere fuori gioco la paura e il rischio del “tutti indietro”: non possiamo nasconderci di fronte alla reale emergenza che l’Italia vive anche rispetto a questo problema. Non possiamo fare finta di non sentire o di non vedere che la retorica della “sicurezza” inonda di ipocrisia un dibattito politico già logoro e incapace di affrontare la questione in termini di sincera umanità.
Particolare attenzione è stata riservata nel corso della conferenza alla realtà dei rifugiati, che fuggono da situazioni di guerra o da persecuzioni etniche o religiose, e che aspirano ad essere pienamente integrati nel nuovo Paese. L’incontro tra mondi diversi, che da sempre rappresenta la radice dello sviluppo culturale di un popolo, è ostacolato da politiche sfavorevoli all’integrazione e compromesso dalla paura. Parole come “clandestino”, “extra-comunitario”, fanno parte di un lessico molto attuale che rispecchia in modo perfetto una visione del mondo fondata sull’indifferenza: “Non ci si può abituare al dolore dell’umanità”, scrive Laura Boldrini nel suo libro. Gli slogan della “sicurezza” propongono equazioni assurde e soluzioni lontane dagli stessi principi della Costituzione Italiana, documento fondante la nostra Democrazia. Ma tali assiomi negativi sono lontani anche dalla tradizione di solidarietà in cui si riconosce il Paese Italia, che a prescindere dalle decisioni di coloro che lo rappresentano, ha prodotto nel tempo esempi di grande umanità e accoglienza dell’altro. Uomini e donne spesso ignorati dai media, che nel loro piccolo collaborano alla costruzione di una democrazia sempre più forte. Mons. Marchetto nel corso della conferenza affronta il problema del fenomeno migratorio, legandolo a questioni cruciali che toccano temi importanti come ad esempio il dialogo interreligioso. Vengono ricordate le forme di intervento della Chiesa rispetto al problema dell’immigrazione, e le risposte date dalla politica attraverso leggi e convenzioni internazionali. Il discorso si inserisce in una visione coerente con il messaggio evangelico, e centrale è l’attenzione rivolta al tema dei diritti.
Il “dolore dell’umanità” incrocia la Storia, e si intreccia alle tante storie di persone che vivono la condizione dell’esilio senza ritorno, del “naufragio” dei diritti. E’ emblematica l’esperienza di Sayed, raccontata da Laura Boldrini: fugge a undici anni dall’Afghanistan grazie al gesto d’amore di una madre che vuole sottrarlo al destino che lo porterebbe a combattere con i telebani. Viaggia per nove anni tra stenti e periodi di prigionia, e arriva in Italia solo dopo aver vissuto sulla sua pelle tutto il dolore dell’umanità. Questa storia, come tante altre, ricorda che dietro ai “provvedimenti per la sicurezza”, e dietro gli infiniti discorsi che utilizzano l’ignoranza per affermarsi nella realtà sociale, ci sono sempre persone. Di questo forse dovremmo renderci conto, se vogliamo uscire da una crisi, che prima di essere politica ed economica è culturale, se vogliamo affermare ancora che l’uomo, con la sua dignità e con i suoi diritti, è l’unico e il più importante valore che abbiamo il dovere di difendere.

Nessun commento:

Posta un commento