sabato 13 novembre 2010

DALLA STRUMENTALIZZAZIONE ALL’ESASPERAZIONE, di Luisa Paroli

Dal 30 ottobre 2010 Brescia sta vivendo una situazione drammatica: dopo un lungo presidio in via Lupi di Toscana, nel corso del quale è tata contestata anche la violenza della polizia contro gli immigrati, alcuni extracomunitari (inizialmente sei) sono saliti per protesta sulla gru dei lavori della metropolitana in piazzale Cesare Battisti. E si è passati da via Lupi di Toscana a piazzale Battisti con una manifestazione non autorizzata durante una festa degli alpini mente il primo presidio è stato smantellato. Con queste manifestazioni si vuole denunciare la procedura dei permessi di soggiorno, resa difficile dal reato di clandestinità e dal fatto che vengono avvantaggiate solo due categorie di stranieri (le colf e le badanti). Ma non si riesce a far scendere queste persone dalla gru, con conseguente difficoltà a comunicare con loro; gli immigrati non vogliono le reti di protezione attorno alla gru e per evitarla gettano di tutto da 30 metri da terra...
Questa è il fatto, ma attorno a ciò ci sono anche altre situazioni: molti cassonetti bruciati, scontri con la polizia, corse dei mezzi di trasporto e traffico deviati da via san Faustino, negozi di via san Faustino che faticano a lavorare, cantiere della metropolitana fermo (e c’è da sottolineare che il cantiere costa 25mila euro al giorno), alcuni immigrati che senza pudore urinano ai cassonetti, extracomunitari aggrediti perché creduti musulmani.
In tutta questa situazione si respira un malumore generale da tutte le parti: sia da parte degli immigrati che vedono ledere i loro diritti sia da parte dei cittadini italiani che si lamentano fino a fare denunce alla Procura per i continui, grandi e gravi disagi provocati da questa situazione.
A questo punto sorgono delle domande: chi ha ragione? Perché si è arrivati a questo? Cos’è successo prima? Cosa succederà nel futuro dopo tutto quello che è accaduto?
Tutti hanno ragione in questa situazione, sia gli immigrati sia gli italiani. Però un conto è aver ragione e si protesta in quanto è un diritto, un altro è quello che in nome di un diritto si compiano atti incivili che ricadono sugli altri.
Si può ipotizzare che quanto sta accadendo sia un’azione esasperata da parte degli immigrati dopo una situazione sfuggita di mano a una strumentalizzazione da parte di alcune associazioni che appoggiano e aiutano gli extracomunitari. Dall’altra parte si può vedere come chi manifesta con questi immigrati sia Magazzino 47, oppure trasmissioni televisive come Anno zero, di una manifesta corrente politica, che fanno passare le notizie solo da un certo punto di vista.
Per capire quanto sta succedendo adesso bisogna capire anche cosa sta succedendo a livello nazionale. Non bisogna scordare come dall’ultima caduta di governo, in tutte le elezioni sta prendendo sempre più piede un partito come la Lega Nord e si conoscono le posizioni di questo partito. Inoltre abbiamo Maroni come ministro degli interni, il quale ha portato avanti una politica dura contro la clandestinità. E bisogna riflettere sul fatto che la Lega stia prendendo molto piede, in quanto può rispecchiare una situazione generale di disagio degli italiani verso una questione critica riguardo agli immigrati.
Da ciò si può arrivare al caso locale: perché si strumentalizza il caso di Adro per le mense scolastiche? Perché non si ammette che chi ha difficoltà economica non lo ha detto alle istituzioni di competenza come la Caritas e per non averlo detto ci va di mezzo chi paga ed è in regola? Si strumentalizza il fatto solo perché è la Lega che prende posizione?
Oppure perché si cerca di strumentalizzare il caso del Bonus bebè di Brescia? Perché viene fatto passare solo il fatto che il Bonus bebè fosse solo per i cittadini bresciani quando in questa categoria rientravano anche degli extracomunitari in regola residenti a Brescia da un certo numero di anni?
Tutto questo per dire che se si strumentalizzano troppo alcuni elementi va a finire che si va all’esasperazione. E l’esasperazione continuerà anche dopo che tutti gli immigrati scenderanno dalla gru: molti danni dovranno essere ripagati a partire dal cantiere della metropolitana rimasto fermo per troppo tempo e dai cassonetti bruciati. Oppure ci vorrà una vita per far passare i segni di una aggressione.
Ormai c’è da ricostruire un rapporto tra italiani ed extracomunitari, tra extracomunitari clandestini ed extracomunitari regolari. Il problema è che se non si trovano i modi opportuni si rischia l’odio fino al punto che si darà l’opportunità alla Lega di prendere sempre più piede in ambito politico.
Perciò da ora in poi tutti avremo il grande compito di fare attenzione ai problemi reali per cercare di creare un mondo più interculturale, dove i vari popoli cercano di integrarsi senza essere come dei separati in casa.
Quindi la politica deve prestare più attenzione ai bisogni reali della gente, senza creare delle leggi che si contraddicono e queste leggi devono essere fatte rispettare.
Le forze dell’ordine dovranno aiutare tutta la cittadinanza a far rispettare determinate regole e leggi.
La Chiesa e tutte le varie istituzioni che operano in campo sociale (e che portano avanti un certo nome) devono prendere posizioni corrette affinché i diritti siano uguali per tutti e non che i diritti o alcune posizioni vengano strumentalizzati o fatti valere solo per alcune categorie fino a giungere all’esasperazione e all’odio.
A livello individuale noi italiani dovremo riscoprire i veri valori per la convivenza per l’appartenenza alla nostra città e non all’individualismo: se si pensa solo all’individualismo si va a voler ricoprire alcune cariche solo per soldi e a pensare a solo ciò che fa comodo a noi e al nostro piccolo gruppo.
Invece a livello individuale gli extracomunitari dovranno integrarsi nel nostro Paese e questo comporta il fatto anche che hanno dei doveri da rispettare. Perché immigrare non è solo arrivare in un altro Paese e fare ciò che si vuole senza provare a mettere in discussione la propria cultura d’origine per poter convivere con la comunità d’arrivo.

mercoledì 10 novembre 2010

La dignità delle persone, di Arianna Milone

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” L’Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo esprime il centro, il nucleo fondamentale del nostro essere cittadini, a partire dalla consapevolezza di essere uomini. L’affermazione dell’uguaglianza e della libertà di tutti è presupposto fondamentale della democrazia, e prima ancora, della solidarietà tra gli uomini. Questo tema, tra gli altri, è stato al centro del convegno che si è tenuto mercoledì 3 novembre 2010 presso i Padri della Pace a Brescia, organizzato dalla Cooperativa Cattolico-Democratica di Cultura. Un’interessante occasione per riflettere su problemi che riguardano da vicino ciascuno di noi. Sono intervenuti Mons. Agostino Marchetto, già segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti, autore del libro intervista Chiesa e migranti. La mia battaglia per una sola famiglia umana (La Scuola 2010) e Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati e autrice del libro Tutti indietro (Rizzoli 2010). Il titolo dell’incontro “Respingimenti: Naufragio dei diritti” utilizza tre termini particolarmente significativi. Il primo, “respingimenti”, ben si inserisce nel discorso politico odierno, che utilizza spesso la parola “sicurezza”, di importanza sempre maggiore negli ultimi anni e assunta come strumento di consenso e di propaganda. Il termine “naufragio”, lungi dall’essere una semplice metafora, apre davanti agli occhi le immagini drammatiche che documentano la realtà dell’immigrazione e, appunto, dei “respingimenti”, questa volta non più dal punto di vista del discorso politico, ma da quello dell’esperienza di uomini donne e bambini, costretti a fuggire dal loro Paese e a cercarne un altro. Persone, che in quanto tali portano in sé, sempre e comunque, “libertà e diritti”; eppure la loro presenza è sentita, oggi più che mai nel nostro Paese, come una “minaccia per la sicurezza” più che come un’opportunità.
Emerge con grande forza dalle parole di Laura Boldrini la necessità di affermare l’importanza dell’integrazione, dell’accoglienza dello “straniero”, per mettere fuori gioco la paura e il rischio del “tutti indietro”: non possiamo nasconderci di fronte alla reale emergenza che l’Italia vive anche rispetto a questo problema. Non possiamo fare finta di non sentire o di non vedere che la retorica della “sicurezza” inonda di ipocrisia un dibattito politico già logoro e incapace di affrontare la questione in termini di sincera umanità.
Particolare attenzione è stata riservata nel corso della conferenza alla realtà dei rifugiati, che fuggono da situazioni di guerra o da persecuzioni etniche o religiose, e che aspirano ad essere pienamente integrati nel nuovo Paese. L’incontro tra mondi diversi, che da sempre rappresenta la radice dello sviluppo culturale di un popolo, è ostacolato da politiche sfavorevoli all’integrazione e compromesso dalla paura. Parole come “clandestino”, “extra-comunitario”, fanno parte di un lessico molto attuale che rispecchia in modo perfetto una visione del mondo fondata sull’indifferenza: “Non ci si può abituare al dolore dell’umanità”, scrive Laura Boldrini nel suo libro. Gli slogan della “sicurezza” propongono equazioni assurde e soluzioni lontane dagli stessi principi della Costituzione Italiana, documento fondante la nostra Democrazia. Ma tali assiomi negativi sono lontani anche dalla tradizione di solidarietà in cui si riconosce il Paese Italia, che a prescindere dalle decisioni di coloro che lo rappresentano, ha prodotto nel tempo esempi di grande umanità e accoglienza dell’altro. Uomini e donne spesso ignorati dai media, che nel loro piccolo collaborano alla costruzione di una democrazia sempre più forte. Mons. Marchetto nel corso della conferenza affronta il problema del fenomeno migratorio, legandolo a questioni cruciali che toccano temi importanti come ad esempio il dialogo interreligioso. Vengono ricordate le forme di intervento della Chiesa rispetto al problema dell’immigrazione, e le risposte date dalla politica attraverso leggi e convenzioni internazionali. Il discorso si inserisce in una visione coerente con il messaggio evangelico, e centrale è l’attenzione rivolta al tema dei diritti.
Il “dolore dell’umanità” incrocia la Storia, e si intreccia alle tante storie di persone che vivono la condizione dell’esilio senza ritorno, del “naufragio” dei diritti. E’ emblematica l’esperienza di Sayed, raccontata da Laura Boldrini: fugge a undici anni dall’Afghanistan grazie al gesto d’amore di una madre che vuole sottrarlo al destino che lo porterebbe a combattere con i telebani. Viaggia per nove anni tra stenti e periodi di prigionia, e arriva in Italia solo dopo aver vissuto sulla sua pelle tutto il dolore dell’umanità. Questa storia, come tante altre, ricorda che dietro ai “provvedimenti per la sicurezza”, e dietro gli infiniti discorsi che utilizzano l’ignoranza per affermarsi nella realtà sociale, ci sono sempre persone. Di questo forse dovremmo renderci conto, se vogliamo uscire da una crisi, che prima di essere politica ed economica è culturale, se vogliamo affermare ancora che l’uomo, con la sua dignità e con i suoi diritti, è l’unico e il più importante valore che abbiamo il dovere di difendere.

venerdì 5 novembre 2010

Comunicato stampa

La Fuci di Brescia, in merito al presidio degli immigrati e ai fatti di sabato 30 ottobre 2010 e giorni seguenti, ritiene opportuno intervenire nel dibattito.

In una democrazia il rispetto delle regole è necessario e doveroso, pertanto non possiamo essere d'accordo sul modo in cui si è svolta la protesta di sabato. Tuttavia la capiamo, e condividiamo le ragioni di chi, sentendosi esasperato e defraudato, non vuole continuare ad essere costretto in una condizione di lavoro nero che lede la sua dignità.
Occorre ripristinare la giustizia, che si fonda sul rispetto della persona umana. Le istituzioni hanno il dovere di creare le condizioni affinché questo avvenga.
Auspichiamo che le forze politiche saranno responsabili e non alimenteranno lo scontro sociale, mettendosi piuttosto in ascolto dei problemi delle persone coinvolte e trovando una rapida soluzione.