martedì 21 dicembre 2010
Ritiro di avvento.
mercoledì 1 dicembre 2010
Stampata "La Fionda"
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sabato 13 novembre 2010
DALLA STRUMENTALIZZAZIONE ALL’ESASPERAZIONE, di Luisa Paroli
Questa è il fatto, ma attorno a ciò ci sono anche altre situazioni: molti cassonetti bruciati, scontri con la polizia, corse dei mezzi di trasporto e traffico deviati da via san Faustino, negozi di via san Faustino che faticano a lavorare, cantiere della metropolitana fermo (e c’è da sottolineare che il cantiere costa 25mila euro al giorno), alcuni immigrati che senza pudore urinano ai cassonetti, extracomunitari aggrediti perché creduti musulmani.
In tutta questa situazione si respira un malumore generale da tutte le parti: sia da parte degli immigrati che vedono ledere i loro diritti sia da parte dei cittadini italiani che si lamentano fino a fare denunce alla Procura per i continui, grandi e gravi disagi provocati da questa situazione.
A questo punto sorgono delle domande: chi ha ragione? Perché si è arrivati a questo? Cos’è successo prima? Cosa succederà nel futuro dopo tutto quello che è accaduto?
Tutti hanno ragione in questa situazione, sia gli immigrati sia gli italiani. Però un conto è aver ragione e si protesta in quanto è un diritto, un altro è quello che in nome di un diritto si compiano atti incivili che ricadono sugli altri.
Si può ipotizzare che quanto sta accadendo sia un’azione esasperata da parte degli immigrati dopo una situazione sfuggita di mano a una strumentalizzazione da parte di alcune associazioni che appoggiano e aiutano gli extracomunitari. Dall’altra parte si può vedere come chi manifesta con questi immigrati sia Magazzino 47, oppure trasmissioni televisive come Anno zero, di una manifesta corrente politica, che fanno passare le notizie solo da un certo punto di vista.
Per capire quanto sta succedendo adesso bisogna capire anche cosa sta succedendo a livello nazionale. Non bisogna scordare come dall’ultima caduta di governo, in tutte le elezioni sta prendendo sempre più piede un partito come la Lega Nord e si conoscono le posizioni di questo partito. Inoltre abbiamo Maroni come ministro degli interni, il quale ha portato avanti una politica dura contro la clandestinità. E bisogna riflettere sul fatto che la Lega stia prendendo molto piede, in quanto può rispecchiare una situazione generale di disagio degli italiani verso una questione critica riguardo agli immigrati.
Da ciò si può arrivare al caso locale: perché si strumentalizza il caso di Adro per le mense scolastiche? Perché non si ammette che chi ha difficoltà economica non lo ha detto alle istituzioni di competenza come la Caritas e per non averlo detto ci va di mezzo chi paga ed è in regola? Si strumentalizza il fatto solo perché è la Lega che prende posizione?
Oppure perché si cerca di strumentalizzare il caso del Bonus bebè di Brescia? Perché viene fatto passare solo il fatto che il Bonus bebè fosse solo per i cittadini bresciani quando in questa categoria rientravano anche degli extracomunitari in regola residenti a Brescia da un certo numero di anni?
Tutto questo per dire che se si strumentalizzano troppo alcuni elementi va a finire che si va all’esasperazione. E l’esasperazione continuerà anche dopo che tutti gli immigrati scenderanno dalla gru: molti danni dovranno essere ripagati a partire dal cantiere della metropolitana rimasto fermo per troppo tempo e dai cassonetti bruciati. Oppure ci vorrà una vita per far passare i segni di una aggressione.
Ormai c’è da ricostruire un rapporto tra italiani ed extracomunitari, tra extracomunitari clandestini ed extracomunitari regolari. Il problema è che se non si trovano i modi opportuni si rischia l’odio fino al punto che si darà l’opportunità alla Lega di prendere sempre più piede in ambito politico.
Perciò da ora in poi tutti avremo il grande compito di fare attenzione ai problemi reali per cercare di creare un mondo più interculturale, dove i vari popoli cercano di integrarsi senza essere come dei separati in casa.
Quindi la politica deve prestare più attenzione ai bisogni reali della gente, senza creare delle leggi che si contraddicono e queste leggi devono essere fatte rispettare.
Le forze dell’ordine dovranno aiutare tutta la cittadinanza a far rispettare determinate regole e leggi.
La Chiesa e tutte le varie istituzioni che operano in campo sociale (e che portano avanti un certo nome) devono prendere posizioni corrette affinché i diritti siano uguali per tutti e non che i diritti o alcune posizioni vengano strumentalizzati o fatti valere solo per alcune categorie fino a giungere all’esasperazione e all’odio.
A livello individuale noi italiani dovremo riscoprire i veri valori per la convivenza per l’appartenenza alla nostra città e non all’individualismo: se si pensa solo all’individualismo si va a voler ricoprire alcune cariche solo per soldi e a pensare a solo ciò che fa comodo a noi e al nostro piccolo gruppo.
Invece a livello individuale gli extracomunitari dovranno integrarsi nel nostro Paese e questo comporta il fatto anche che hanno dei doveri da rispettare. Perché immigrare non è solo arrivare in un altro Paese e fare ciò che si vuole senza provare a mettere in discussione la propria cultura d’origine per poter convivere con la comunità d’arrivo.
mercoledì 10 novembre 2010
La dignità delle persone, di Arianna Milone
Emerge con grande forza dalle parole di Laura Boldrini la necessità di affermare l’importanza dell’integrazione, dell’accoglienza dello “straniero”, per mettere fuori gioco la paura e il rischio del “tutti indietro”: non possiamo nasconderci di fronte alla reale emergenza che l’Italia vive anche rispetto a questo problema. Non possiamo fare finta di non sentire o di non vedere che la retorica della “sicurezza” inonda di ipocrisia un dibattito politico già logoro e incapace di affrontare la questione in termini di sincera umanità.
Particolare attenzione è stata riservata nel corso della conferenza alla realtà dei rifugiati, che fuggono da situazioni di guerra o da persecuzioni etniche o religiose, e che aspirano ad essere pienamente integrati nel nuovo Paese. L’incontro tra mondi diversi, che da sempre rappresenta la radice dello sviluppo culturale di un popolo, è ostacolato da politiche sfavorevoli all’integrazione e compromesso dalla paura. Parole come “clandestino”, “extra-comunitario”, fanno parte di un lessico molto attuale che rispecchia in modo perfetto una visione del mondo fondata sull’indifferenza: “Non ci si può abituare al dolore dell’umanità”, scrive Laura Boldrini nel suo libro. Gli slogan della “sicurezza” propongono equazioni assurde e soluzioni lontane dagli stessi principi della Costituzione Italiana, documento fondante la nostra Democrazia. Ma tali assiomi negativi sono lontani anche dalla tradizione di solidarietà in cui si riconosce il Paese Italia, che a prescindere dalle decisioni di coloro che lo rappresentano, ha prodotto nel tempo esempi di grande umanità e accoglienza dell’altro. Uomini e donne spesso ignorati dai media, che nel loro piccolo collaborano alla costruzione di una democrazia sempre più forte. Mons. Marchetto nel corso della conferenza affronta il problema del fenomeno migratorio, legandolo a questioni cruciali che toccano temi importanti come ad esempio il dialogo interreligioso. Vengono ricordate le forme di intervento della Chiesa rispetto al problema dell’immigrazione, e le risposte date dalla politica attraverso leggi e convenzioni internazionali. Il discorso si inserisce in una visione coerente con il messaggio evangelico, e centrale è l’attenzione rivolta al tema dei diritti.
Il “dolore dell’umanità” incrocia la Storia, e si intreccia alle tante storie di persone che vivono la condizione dell’esilio senza ritorno, del “naufragio” dei diritti. E’ emblematica l’esperienza di Sayed, raccontata da Laura Boldrini: fugge a undici anni dall’Afghanistan grazie al gesto d’amore di una madre che vuole sottrarlo al destino che lo porterebbe a combattere con i telebani. Viaggia per nove anni tra stenti e periodi di prigionia, e arriva in Italia solo dopo aver vissuto sulla sua pelle tutto il dolore dell’umanità. Questa storia, come tante altre, ricorda che dietro ai “provvedimenti per la sicurezza”, e dietro gli infiniti discorsi che utilizzano l’ignoranza per affermarsi nella realtà sociale, ci sono sempre persone. Di questo forse dovremmo renderci conto, se vogliamo uscire da una crisi, che prima di essere politica ed economica è culturale, se vogliamo affermare ancora che l’uomo, con la sua dignità e con i suoi diritti, è l’unico e il più importante valore che abbiamo il dovere di difendere.
venerdì 5 novembre 2010
Comunicato stampa
In una democrazia il rispetto delle regole è necessario e doveroso, pertanto non possiamo essere d'accordo sul modo in cui si è svolta la protesta di sabato. Tuttavia la capiamo, e condividiamo le ragioni di chi, sentendosi esasperato e defraudato, non vuole continuare ad essere costretto in una condizione di lavoro nero che lede la sua dignità.
Occorre ripristinare la giustizia, che si fonda sul rispetto della persona umana. Le istituzioni hanno il dovere di creare le condizioni affinché questo avvenga.
Auspichiamo che le forze politiche saranno responsabili e non alimenteranno lo scontro sociale, mettendosi piuttosto in ascolto dei problemi delle persone coinvolte e trovando una rapida soluzione.
domenica 17 ottobre 2010
Incontro di mercoledì 20 ottobre
Interverranno il Dott. Andrea Panteghini, assegnista di ricerca presso l'università statale di Brescia e il Dott. Paolo Francesco Trotti, responsabile amministrativo dell'università cattolic...a di Brescia.
giovedì 14 ottobre 2010
Scelta titolo rivista
Per ora le proposte giunte sono:
Socrates
La Fionda
Camelot
L'ape Fucina
Avete tempo fino a lunedì alle 24,00 per inviare altri titoli, dopodichè si procederà al sondaggio.
P.S. Per lanciare un titolo lasciate un commento a questo post.
mercoledì 13 ottobre 2010
Primo incontro del cammino spirituale
In arrivo il primo numero di Socrates, la rivista della fuci bresciana.
Nuovi appuntamenti della FUCI e cambio di sede
L'argomento del percorso spirituale di quest'anno è "La figura della donna nei vangeli"
Il percorso socio politico si occuperà della riforma dell'università e della centralità della persona nel fare impresa.
lunedì 17 maggio 2010
Il Sole 24ore su Brescia.
Bazoli e Cl: come cambia la finanza di rito bresciano
Incontro con Il Sindaco Paroli e il Dott. Del Bono
Entrambi i relatori hanno avuto una formazione politica comune nella democrazia cristiana e furono candidati insieme negli anni novanta in consiglio comunale a Brescia. Dopo avere condiviso esperienze politiche e amministrative si trovano ora fronti opposti.
La domanda che ha dato avvio al dibattito è stata: "Quale dialogo ci può essere tra cattolici appartenenti a schieramenti differenti?"
Nel suo intervento Paroli ha sottolineato il disorientamento provato dai moderati di fronte ad un sistema bipolare come il nostro, caratterizzato da una forte aggressività e un alto livello di conflitto. Oggi la politica, secondo il Sindaco, "persegue il potere per il potere". Vi è quindi la marcata tendenza alla conquista di poltrone fine a se stessa, all'occupazione di ruoli strategici da parte delle forze politiche. I cattolci in ogni caso, sempre secondo Paroli, convergono su determinati temi eticamente sensibili che conivolgono la natura della persona umana.
Del Bono pone la questione del cosa i cattolici dovrebbero fare insieme.
La sua risposta é: "contrastare l'esplosione della comunità."
Cosa significa fare comunità secondo Del Bono?
Significa rispettare i doveri di solidarietà economica, scociale e politica. Stanno infatti emergendo con sempre maggiore forza temi pericolosi: la messa in discussione del valore della tassazione progressiva, uno strisciante individualismo per il quale "io pago solo per me, non per gli altri", la noncuranza nello spreco di risorse naturali e non. I cattolci dovrebbero sempre cercare di costruire la comunità, mai di disgregarla.
L'incontro è stato interessante, pacato, piacevole.
mercoledì 12 maggio 2010
Il Papa sui peccati della chiesa
Benedetto XVI, rispondendo ad una domanda riguardo le apparizioni di Fatima.
Vai all'articolo del Corriere
venerdì 7 maggio 2010
Contributo della FUCI Bresciana alla lettera pastorale del vescovo
La fine della vita: un argomento difficile (di Arianna Milone)
Nel corso dell’incontro del gruppo Fuci di mercoledì 13 gennaio 2010 si è discusso un tema di grande attualità, che coinvolge il mondo cattolico, e l’intera dimensione della vita umana, inserita in una idea di cittadinanza che implica una “presa di posizione” intorno ai problemi che riguardano da vicino il singolo e la collettività. Abbiamo voluto individuare nella vicenda di Eluana Englaro il caso emblematico di una esperienza umana che, lungi dal rappresentare un unicum, interessa direttamente molti uomini e molte donne nel nostro paese.
La storia personale di Eluana e il dibattito anche politico suscitato da tale vicenda suggeriscono la necessità di approfondire la conoscenza intorno all’accaduto, una conoscenza che non può prescindere da una lettura dei fatti il più possibile equilibrata, al fine di superare il momento puramente emotivo e il condizionamento ideologico. Emerge infatti l’esigenza di assumere un punto di vista che tenga conto della complessità del problema, il quale non può evidentemente essere ridotto ad una semplificazione assoluta e strumentalizzato attraverso slogan che esprimono giudizi ma impoveriscono la consapevolezza e con essa il senso critico. Risulta difficile definire una modalità di lettura, e un punto di vista che assicuri una certa obiettività nell’analisi del problema, che è legato a ragioni di tipo giuridico- formale e nello stesso tempo riguarda l’uomo e il valore della sua vita. Il rischio di ridurre i termini della questione a puro tecnicismo formale è senza dubbio presente, nell’ambito di una degenerazione culturale che produce un deficit nell’interesse per la vita umana nel suo complesso. È necessario ri-definire un’idea di uomo a partire da una considerazione specifica del significato della sua esistenza nel mondo. Il principio della libertà del singolo può essere considerato in relazione all’interrogativo sulla totale “proprietà” che l’individuo rivendica sulla sua vita. Si tratta di decidere se davvero questa “appartiene” soltanto all’io che decide per se stesso, se essa può o non può inscriversi in un progetto più grande della nostra facoltà di comprenderlo. Restituire dignità alla vita umana in tutte le sue forme significa agire nel rispetto dell’altro, in una prospettiva che esclude il giudizio e la condanna. Lungi dall’essere detentore della verità, il singolo cittadino può muoversi nell’interesse collettivo, affermando il principio secondo cui ciascuno deve poter disporre degli “strumenti” necessari per scegliere e agire consapevolmente, sia nello scorrere della vita, sia nel passaggio tra la vita e la morte. La piena libertà individuale, per essere veramente tale, non può prescindere da una responsabile presa di coscienza, da una riflessione attenta sul valore della vita e sul significato della morte.
Un’esigenza fondamentale, sorta dalla vicenda di Eluana ed emersa anche durante l’incontro, è rappresentata dall’assunzione, da parte dello Stato, di un impianto normativo che regolamenti tali situazioni. È necessaria una legislazione che definisca in termini chiari e precisi i limiti dell’accanimento terapeutico e della libertà individuale di determinare un rifiuto dell’utilizzo di tecnologie atte al proseguimento della vita vegetativa. Una legge non potrebbe comunque avere la pretesa di definire in assoluto condizioni e soluzioni, rispetto a un problema che resta, sostanzialmente, un problema di coscienza, legato a situazioni di sofferenza e di dolore.
In questo senso, l’acceso dibattito che si è scatenato intorno alla vicenda di Eluana e che ancora –a un anno dalla morte della donna- si esprime con un linguaggio che non conosce discrezione né rispetto, dovrebbe spegnersi una volta per tutte, lasciando spazio al silenzio e alla preghiera. Solo così alle urla di condanna si potrà finalmente sostituire un dibattito pubblico tra cittadini sulla necessità di colmare il vuoto legislativo che, nel nostro ordinamento, crea incertezza e non consente di determinare una possibile soluzione del problema; accanto al dibattito che si può sviluppare sulle ragioni giuridiche, sia a livello di parlamento, sia a livello di società civile, è necessario dare vita ad una riflessione attenta e profonda sul valore dell’esistenza umana. L’esperienza del dolore che la connota dimostra la necessità di una condivisione solidale, che si realizza pienamente nell’ascolto dell’altro e nell’amore.